È un luogo comune che si riduce ad un insulto volgare: “Porco Giuda”. È un luogo comune che continua indisturbato da duemila anni. Giuda è un personaggio più complesso, di cui Dio si è servito come di un vento contrario per portare in porto il suo progetto.

Lo scopo di questa riflessione non è di istruire un processo a Giuda o di rivedere quello che la storia gli ha fatto, ma di capire il misterioso disegno che Dio ha voluto realizzare anche attraverso Giuda.

È certamente un personaggio reale, ma non si può racchiuderlo solo nella storia di una persona.  È un simbolo. È giusto cercare nella storia della sua vita le premesse della sua vicenda, ma bisogna andare oltre, perché solo nel mistero della sua persona possiamo cogliere il messaggio che la Bibbia vuole darci. Adamo, Eva, Abele, Caino, Abramo, Isacco e Giacobbe … sono più di personaggi: sono simboli.

Al centro della storia c’è sempre un progetto più alto, nascosto ai nostri occhi, quello di Dio.

Un personaggio discusso

L’Iscariote è l’unico personaggio della Bibbia che non abbia avuto l’onore nemmeno di un avvocato d’ufficio a sua difesa. Qualcuno (pochi in verità si sono schierati a suo favore) c’è stato, ma si tratta di voci solitarie che non riescono a cambiare la posizione tradizionale che lo condanna senza appello. Eppure ha dei titoli a suo favore. Amava Israele ed era schierato con il partito armato degli Zeloti nella speranza di fare insorgere il popolo perché cacciasse la potenza occupante, come era avvenuto sotto Antioco IV Epìfane con i Maccabei. Aggiungiamo che Gesù lo aveva scelto come uno dei “Dodici” dopo una notte di preghiera.

È forse l’uomo più disprezzato della Storia. Contestatore del Maestro, disinvolto amministratore della cassa, politico più che religioso, Giuda favorì il martirio di Cristo e la sua crocifissione. E il peso del giudizio di contemporanei e posteri potrebbe averlo indotto, secondo i Vangeli, ad affrettare da solo la sua sorte. Ma andarono davvero così le cose?

Anche per Dante, che pur ha messo all’inferno fior di peccatori, Giuda rimane colui che ha commesso il più nefando e imperdonabile tradimento. Una leggenda attribuisce alla madre un sogno in cui suo figlio era destinato a commettere il più imperdonabile dei peccati.

Fin dai primi secoli l’iconografia l’ha immortalato nel bacio spergiuro del tradimento e nella fine di suicida impiccato.

Ma le cose andarono proprio solo così? È possibile pensare ad un più complesso svolgimento dei fatti? Dietro la vicenda di Giuda in realtà potrebbe nascondersi un complotto ben più ampio di quello indicato nel Nuovo Testamento? Anche il suo suicidio non è molto chiaro. Tradizionalmente ritenuto il cassiere del gruppo (Gv 12,6), Giuda è considerato un apostolo che fu già accanto a Giovanni Battista, con il quale condivise la predicazione; alla morte del battezzatore pensò di unirsi al Cristo.  Va detto, per obiettività, che se Giuda avesse voluto tradire il Cristo per denaro avrebbe potuto farlo molto prima e fuggire con la cassa.

L’apostolo Giuda Iscariote

Giuda, figlio di Simone, veniva dal villaggio di Cheriot-Ezron in Giudea; in tal caso sarebbe stato l’unico giudeo dei dodici apostoli, in quanto gli altri erano tutti galilei. Giuda, uno dei tanti abitanti della Giudea, senza particolari caratteristiche, esce dall’oscurità quando il Rabbi galileo lo sceglie, dopo una notte di preghiera, come suo discepolo, assieme ad altri undici. È pensabile che Giuda fosse un discepolo, un simpatizzante già da qualche tempo prima di diventare un apostolo di Gesù.

Perché Gesù l’ha scelto? Questo è il primo interrogativo che ci si pone. Il IV Vangelo dice che «Egli (Gesù) infatti sapeva quello che c’è nell’uomo» (Gv 2,24). Dio, per i suoi progetti, sceglie con una libertà assolutamente non condizionata, e la libertà la lascia anche alle persone che sceglie. Sorprende un’espressione di Gesù a questo riguardo. Dopo la confessione di Pietro («Signore da chi andremo? tu hai parole di vita eterna») Gesù precisa: «Non sono forse io che ho scelto voi, i Dodici? eppure uno di voi è un diavolo».

In questa nostra riflessione più che indagare sulle motivazioni psicologiche o sociologiche del personaggio, tenteremo, per quanto ci sarà possibile, di cogliere il progetto di Dio in cui era coinvolto anche Giuda. Dio è tanto libero e tanto sovrano, che non ha paura nemmeno dei venti contrari, anzi a volte si serve proprio di essi per condurre in porto la barca. Sul lago di Genezareth, Gesù lo ha dimostrato più volte ai suoi discepoli.

Cos’è successo a Giuda?

Non solo era stato accolto nel gruppo dei dodici, ma a lui erano affidate le finanze comuni di Gesù e dei dodici. Questo depone a favore della sua fidatezza e abilità o istruzione, specie se si considera che Matteo pur avendo esperienza di denaro e numeri non ricevette questo incarico. Come mai Giuda è cambiato fino al punto di tradire il Maestro?

Rispondendo a un tale che gli chiedeva di intromettersi nella divisione di una eredità, Gesù aveva detto, rivolgendosi a tutti i presenti: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia …». Per Gesù la cupidigia (bramosia smoderata del possesso) rappresenta un pericolo molto grave. Ci sono alcuni accenni nei Vangeli che fanno pensare a qualcosa che è cambiato nel cuore di Giuda. Nella cena pasquale ultima, celebrata con i suoi, prima di morire, Gesù dà un annuncio drammatico: «uno di voi mi tradirà». Il “discepolo che Gesù amava”, trovandosi a fianco del Maestro chiese: «Signore, chi è?». La risposta discreta di Gesù: «Colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò» e poi aveva aggiunto, rivolgendosi a Giuda: «Quello che devi fare fallo presto». I discepoli pensarono che, siccome Giuda teneva la cassa dovesse occuparsi delle spese per la festa. Dopo che Giuda aveva preso il boccone offerto dal Maestro, l’evangelista annota: «Satana entrò in lui». L’autore del IV Vangelo annota con amarezza: «Egli, preso il boccone, uscì subito. Ed era notte».  Nel cuore di Giuda era notte fonda. Nessuno degli altri tentò di fermarlo. Forse si era già creata una distanza tra lui e gli altri.

Nel racconto dell’arresto, che segue, il Vangelo secondo Luca riporta le parole rivolte da Gesù a Giuda, che aveva condotto a lui i soldati per arrestarlo: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?». Lo chiama per nome, come si fa con gli amici, non per rimproverarlo ma per fare un ultimo tentativo per non perderlo.

Continuiamo a chiederci: “Che cosa ha condotto Giuda a quel passo estremo?”. Oltre alla cupidigia, a cui fanno riferimento i Vangeli, c’è qualcosa che viene richiamato da un episodio significativo. Dopo la risuscitazione di Lazzaro, sei giorni prima della Pasqua, era stata fatta una cena a Betania in casa di Marta, Maria e Lazzaro. Maria fece un gesto straordinario nei confronti di Gesù: «Prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo».

Se quella casa rappresenta la comunità dei discepoli, in quel momento era impregnata del profumo dell’amore e tutti ne erano presi; tutti tranne Giuda che si limitò a monetizzare quel gesto: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». La risposta di Gesù ci fa capire la distanza che si era creata tra Giuda e lui: «Lasciala fare, perché essa lo conservi per la mia sepoltura. I poveri, infatti,li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».

Il cuore di Giuda sapeva fare solo calcoli monetari e non calcoli d’amore … non per i colleghi apostoli e nemmeno per il Maestro.

Il Maestro frainteso?

Giuda apparteneva al partito degli Zeloti, che attendevano il momento opportuno per ribellarsi ed emanciparsi al potere occupante. Il Rabbi di Nazareth deve essergli sembrato il leader ideale per questa impresa. Giuda sognava un Messia vincente, che guidasse una rivolta contro i Romani. Col passare del tempo, però, si era progressivamente reso conto che Gesù era un messia di tutt’altro tipo. Si era sentito tradito nelle sue attese e si sentiva isolato anche nei confronti degli altri undici apostoli. Tradito e isolato.

Mi rifaccio ad una ipotesi espressa da Benedetto XVI in un discorso all’Angelus a Castel Gandolfo e riferito dall’ANSA: Giuda tradì perché si era sentito tradito. Dopo la “moltiplicazione dei pani” (Gv 6) Gesù fece un annuncio scioccante: «Io sono il pane vivo disceso dal cielo … chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo resusciterò nell’ultimo giorno». La cosa scandalizzò i presenti, che pure erano ammiratori di Gesù, ed essi se ne andarono. Gesù invitò anche i suoi ad andarsene: «Volete andarvene anche voi?». Conosciamo la risposta di Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna». Nessuno dei dodici se ne andò, nemmeno Giuda, che rimase, non per fedeltà ma per preparare la sua vendetta. Quando ebbe l’opportunità, tradì (consegnò) il Maestro per trenta denari, che era il prezzo per uno schiavo. Tradì perché si sentiva tradito.

Gesù sapeva che anche tra i dodici Apostoli c’era uno che non credeva: Giuda; perché non è intervenuto? Nel cenacolo Giuda viene smascherato (Mt 26,25 ss.): «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà … Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà … Giuda, il traditore, chiese: “Rabbì, sono forse io?”. Gli rispose Gesù:“Tu l’hai detto”», eppure nessuno tenta di fermarlo e la cena riprende tranquilla. Se invece, ci chiediamo noi, fosse stato sventato il tradimento, che cosa sarebbe cambiato nella storia di salvezza, che Dio aveva progettato? La croce ci ha fatto conoscere fin dove si è spinta la passione di Dio per l’uomo; ci ha fatto conoscere un volto diverso di Dio, il suo vero volto. Non il Dio seduto in trono con la corna, lo scettro e il manto regale; bensì un Dio inchiodato al patibolo degli schiavi, coperto di insulti, di sputi e di ferite; un Dio che è in quelle condizioni non perché le cose gli sono andate male, ma è lì per una precisa scelta perché è l’Emanuele (Immanu El), il Dio con noi. È lì e non reagisce con minacce e castighi, ma vince perdonando: «Padre perdonali, non sanno quello che fanno»: assolti perché non hanno capito quello che facevano.

Forse Giuda non prevedeva un esito come questo, voleva solo sfogare la sua personale amarezza e delusione per quel Maestro, che lo aveva fatto sognare e poi deluso. Ma proprio per questo Giuda è diventato una pedina decisiva, anche se inconsapevole, nel progetto di Dio. Allora è proprio vero che Dio usa anche i venti contrari per portare in porto la nave.

Quale la vera “fine” di Giuda?

Ho detto “la fine” e non “la morte” di Giuda. È tradizionale e scontato che Giuda si sia suicidato impiccandosi. In un altro punto si dice: «Cadde in avanti … gli uscirono i visceri». Quello che fa problema e fa crollare l’ipotesi del suicidio per impiccagione è la testimonianza nitida e pubblica di Pietro, uno dei protagonisti, riportata nel libro degli Atti degli Apostoli (1,15-20).

Ecco la sua sorprendente versione dei fatti:

In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli (il numero delle persone radunate era circa centoventi) e disse: «Fratelli, era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù. Egli era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero. Giuda comprò una fattoria con i proventi del suo delitto e poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue viscere. La cosa è divenuta così nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel terreno è stato chiamato nella loro lingua Akeldamà, cioè “Campo di sangue”. Infatti sta scritto nel libro dei Salmi:

La sua dimora diventi deserta,

e nessuno vi abiti,

il suo incarico lo prenda un altro (Sal 69,26 – Sal 109,8).

Con i suoi richiami all’AT, Pietro, più che spiegare come è morto Giuda, sembra voler chiarire chi era Giuda. Nell’AT ci sono alcune affermazioni che riguardano la fine dei “traditori”. Riporto qui due testi su questo argomento ai quali si è ispirato chi ha scritto il testo degli Atti:

Che Giuda sia morto e in che modo non fa problema, il problema grave è che Giuda è uscito dal cerchio luminoso dei discepoli ed è diventato l’anti-discepolo. Questa è stata la sua vera morte.

Nostro “fratello” Giuda

Sessanta anni fa, il 3 aprile, Giovedì Santo del 1958, don Primo Mazzolari, parroco di Bozzolo, diocesi di Cremona, pronunciò quella che sarebbe diventata una delle sue prediche più famose: alcuni la chiameranno “Nostro fratello Giuda”, altri “Ma io voglio bene anche a Giuda”. Riportiamo qui uno dei passaggi più commoventi di quell’omelia: “Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. È uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda. Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore”.

Come Giuda, molti dei protagonisti del Vangelo significano più di quanto sembrano in prima battuta: Pietro, il discepolo che Gesù amava, Tommaso il dubbioso… A proposito di costui si dà anche il soprannome didimo, cioè gemello. Gemello di chi? Forse di ciascuno di noi, perché in ciascuno di noi c’è Pietro con la sua generosità ma anche con l’imbarazzo del rinnegamento; c’è il Tommaso che vorrebbe prove concrete per credere, il discepolo che Gesù amava con la sua delicatezza; Filippo, Bartolomeo, Matteo Levi. Come per loro anche per noi suoi discepoli, il Signore rispetta le nostre libere scelte, ma le guida. Non ha impedito il tradimento di Giuda, ma lo ha guidato alla meta che egli voleva.

La storia del tradimento di Giuda non è finita, ha ancora un triste seguito, che solo la misericordia di Dio e la sua sapienza riesce a condurre ad un fine di salvezza.

Domande che ci rimangono

Dato per scontato che Dio è il grande “Regista” degli eventi umani, in particolare quelli della storia della salvezza, quale ruolo ha giocato Giuda nelle vicende del Rabbi di Nazareth?

La fine tragica del Maestro ha rappresentato la carta più alta che Dio ha giocato per la salvezza dell’uomo. In questa vicenda Giuda ha avuto un ruolo da protagonista, e non solo per i trenta denari. Era necessario quel tradimento per la morte tragica di Gesù? E se non ci fosse stata quella morte dolorosa noi saremmo ancora da salvare.  Dio lascia gli uomini liberi di fare le loro scelte, ma poi guida lui gli eventi.

Nella Bibbia c’è un episodio che forse ci aiuta a capire. Parlando di Ciro il grande, nel capitolo 45 del profeta Isaia è scritto:

«Dice il Signore del suo eletto, di Ciro:
Io l’ho preso per la destra,
per abbattere davanti a lui le nazioni,
per sciogliere le cinture ai fianchi dei re,
per aprire davanti a lui i battenti delle porte
e nessun portone rimarrà chiuso».

Ciro I di Persia fu re nel sec. VI a. C. Non sapeva nemmeno dell’esistenza di Jhwh eppure Dio lo chiama “suo eletto” nel senso che attraverso di lui Dio ha realizzato i suoi progetti (ad es. il ritorno dei deportati da Babilonia).  Dio è il grande regista della storia; pur lasciando libere le persone di scegliere e di agire, le coinvolge nei suoi progetti.  È questo anche il caso di Giuda?L’ultima domanda che possiamo farci: “Perché tanto accanimento nei confronti del tradimento di Giuda? Non è che vogliamo farne un capro espiatorio anche dei nostri tradimenti?

A fronte delle pietre che abbiamo scagliato e che scagliamo contro Giuda, Gesù, la vera vittima del tradimento, proprio mentre viene tradito, continua a trattarlo come amico chiamadolo con un termine bello: «Etàire,(amico, discepolo) per questo sei qui!». Non un rimprovero, ma quasi una semplice costatazione. Nella cena ultima aveva indicato al discepolo, che amava, il traditore con un gesto di amicizia, con il “boccone dell’ospite”: «Intinto il boccone lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone» (Gv 13,26). Più che il tradimento di Giuda ci sorprende il cuore del Maestro che non smette di amare anche chi lo tradisce. È la forza dell’amore che vince.

Giuda non è morto … Giuda è ancora vivo … perché Giuda sono io …

sei tu, siamo noi.