«O figlio dell’uomo, io ti ho costituito sentinella…» così iniziava il brano del profeta Ezechiele (Ez 33,1.7). Dio invia qualcuno che, a nome suo, richiami l’attenzione sui pericoli incombenti su tutti. “Angelo” (in greco ànghelos) significa “inviato”. Noi abbiamo passato, questo impegno di “inviato”, senza pensarci due volte, agli angeli con le ali. Dio, però, ha voluto costituire gli uomini “sentinelle” per gli uomini. La sentinella ha il compito di vegliare e di richiamare l’attenzione sui pericoli che minacciano la vita.
Essere “sentinelle” quando il nemico è chiaramente identificato, visibile è utilissimo e possibile; ma quando regna grande confusione il compito della sentinella è molto difficile. La situazione dell’umanità oggi è di grande caos: va bene tutto e il contrario di tutto; ognuno per sé e Dio per tutti. Individualismo, egocentrismo, diffidenza, paura… hanno creato tante isole umane. La sentinella che cosa può fare? Ho sentito spesso persone vantarsi dicendo: “Io bado ai fatti miei; di quelli degli altri non mi interesso!” Ad una donna che conoscevo bene mi sono sentito dire: “Io so che giornale tu leggi?”. “Chi glielo ha detto?”. “Nessuno. L’ho capito da come parli”. I “media”, le chiacchiere della gente, l’opinione pubblica sono come lo smog: ti entra senza che te ne accorgi. Lo respiri. È il compito della sentinella mettere in guardia. Il coronavirus ci ha insegnato che anche quelli che sono asintomatici possono esserne portatori. Una delle carenze più gravi della nostra società attuale è questa indifferenza, è la distanza che si è creata fra le persone. Nessuno intende avvertire gli altri. Carenza di sentinelle. Eppure Dio le manda, perché non lo facciamo, visto che tutti siamo sentinelle?
L’impegno della sentinella è cominciato molto tempo fa, all’inizio della storia umana. Così lo racconta la Bibbia. Alla domanda di Dio a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?» l’interpellato aveva risposto: «Sono forse io il custode di mio fratello?». Che cosa si nascondeva dietro quella risposta e che cosa si nasconde dietro l’indifferenza che oggi ci tiene barricati nel nostro piccolo mondo personale? Forse la paura (paura di essere fraintesi; paura del coinvolgimento a cui ci si espone…). Forse l’egoismo: occuparsi di quello che riguarda gli altri ci fa perdere tempo e tranquillità o forse è anche vigliaccheria o qualche altro sentimento meno nobile. Così i nostri silenzi diventano colpevoli connivenze. Peggio ancora se questi silenzi vengono dalla parte di coloro che dovrebbero parlare (genitori, educatori, responsabili sociali, amici…). Siamo diventati una umanità di isole, dentro lo scafandro delle nostre paure e delle nostre diffidenze.
Oggi i nemici non vengono solo dal di fuori e non sono facilmente individuabili; sono come dei “virus” (in questo tempo ne abbiamo una dura esperienza) che minacciano il tessuto della vita: i valori morali, quelli familiari, quelli della giustizia… Questi virus hanno la capacità di rivestirsi da realtà innocue. “Il diavolo non è brutto come lo si dipinge!” si dice e non gli si dà peso.
Abbiamo bisogno di sentinelle che ci avvertano per tempo dei rischi che ci minacciano. Chiudere la stalla quando i buoi sono già usciti non serve.
Il Vangelo secondo Matteo ci parla di quanto succedeva in una delle prime comunità cristiane e non andavano. Alcuni battezzati vivevano come i pagani: si comportavano da arroganti, erano bugiardi, avidi, violenti… La vita della comunità ne risentiva. E i buoni tacevano: per paura, per indifferenza, per faciloneria… Ma ogni cristiano, per il suo Battesimo divenuto una “sentinella”, aveva dei precisi obblighi. Ecco il percorso a cui era tenuto: «Se tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo… se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone… Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea…; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano…». Matteo si rifà alla cultura e alle usanze del suo tempo; oggi le cose sono un po’ diverse. Ma una cosa non è cambiata: il nostro Battesimo ci ha posti come sentinelle non solo sulla sicurezza nostra, ma anche su quella degli altri. Tutto questo a che cosa ci impegna?
o Avere gli occhi aperti… Saper riconoscere il male sulla base del Vangelo e non su quella dell’opinione pubblica. Gli insegnamenti di Gesù sono la luce che ci deve guidare a riconoscere il pericolo del male anche nei momenti di confusione. “Avere gli occhi aperti” significa avere gli occhi assuefatti alla luce del Vangelo e saper vedere con quello e non solo alla luce dell’opinione corrente.
o Correggere solo perché si vuole bene… Farlo per “dovere” o, peggio ancora, perché ci si sente migliori… farlo con durezza o con arroganza… sarà controproducente. Il compito della sentinella non è quello di sconfiggere dei nemici o di rimuovere i pericoli, ma di mettere in guardia quelli che vogliamo aiutare a vedere i pericoli. Il bene non va mai imposto, ma solo proposto. La verità che non produce amore, ma provoca turbamento e genera dissensi, odi e rancori non è una verità autentica. La verità che uccide è diabolica.
o L’esempio del “Padre che è nei cieli” … L’esempio di Dio è la strada più sicura su questo terreno: «Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre che è nei cieli, il quale fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere su giusti e ingiusti». Dio vince il male non eliminando quelli che sbagliano, ma accogliendoli ed educandoli a non sbagliare più.
Se le cose ci sembrano troppo difficili, se non impossibili, ripensiamo all’insegnamento di Gesù che ci dice che la nostra forza è l’unione nella carità: «Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» è la bellissima promessa che il Signore ci ha fatto.
Questa è la certezza con cui affrontiamo il male, anche quando ci sembra al di sopra delle nostre possibilità: Dio è e sarà sempre al fianco dei suoi figli: combatterà per loro e con loro. Questo è quanto Gesù ha fatto che ora propone a noi condividendo il dono della Eucaristia.
Un gesto di coraggio che ha cambiato la storia due volte.
Mentre era al lavoro nei campi, un mezzadro scozzese sentì un grido d’aiuto provenire dalla palude vicina. Vide un bambino che affondava nelle sabbie mobili e, senza pensarci due volte, a rischio della propria vita lo salvò. Il padre di quel bambino era un nobile: la sera stessa bussò alla casa del mezzadro e per sdebitarsi si offerse di pagare le scuole a suo figlio.
Così il figlio del mezzadro poté frequentare i migliori istituti del Regno Unito e laurearsi in medicina fino a diventare famoso. Il suo nome infatti era Alexander Fleming, lo scopritore della penicillina. Qualche tempo dopo, il figlio del nobile che il mezzadro aveva salvato si ammalò gravemente di polmonite: e la penicillina lo guarì. Si trattava di Winston Churchill, il premier britannico che fermerà Hitler.
Senza saperlo, con un solo gesto il mezzadro scozzese aveva cambiato due volte la storia dell’umanità. Per chi si ritrova bombardato di notizie e sballottato fra eventi che non capisce più, questa storia vera, rilassa e ti fa guardare all’umanità con più ottimismo.
Nessuna nostra azione è inutile, produce sempre un risultato positivo da qualche parte. Facciamo del bene … qualcuno starà meglio. (da Internet)